Tempi Moderni di Charlie Chaplin

tempi moderni charlie chaplinTaylorismo e Fordismo

(In Tempi Moderni di Charlie Chaplin)

Una parte rilevante di Tempi Moderni è ambientata in una grande fabbrica, dove l’invenzione attiene alla realtà pur avendo aspetti futuribili o quasi fantascientifici, almeno se guardati con gli occhi dell’epoca. Ciò che ancora oggi ci impressiona è la catena di montaggio, con la sua ripetitività e suoi ritmi, ha fondamento storico nel taylorismo, dal cognome dell’ingegnere statunitense Frederick Winslow Taylor (1856-1915), ovvero nel cosiddello “scientiflc management”. Tale scienza , introdotta in USA a cavallo del secolo e poi diffusasi in tutto il mondo industrializzato, indusse ad applicare i seguenti principi operativi: suddivisione del processo di produzione parcelizzazione, cronometraggio dei tempi standard (trasformati in obiettivi per il lavoratore), addestramento degli addetti (con conseguente sviluppo di specifiche abilità manuali), proposta del cottimo come incentivo economico. Sembra già la sceneggiatura di alcune sequenze del film di Chaplin. Se a ciò aggiungiamo il fallo che l’ingegner Taylor aveva diretto la Midvale Steel Company ed era stato consulente della Bethlehem Iron Company, è facile comprendere come possa aver ispirato la figura del padrone-dirigente di una Electro Steel Corporation frutto della fantasia charlottiana. Dal taylorismo al fordismo il passo è breve. Henry Ford (1863 1947) fu il primo a introdurre la catena di montaggio in un processo produttivo ampiamente standardizzato (per esempio, quello necessario ad assemblare le famose Ford T, le auto che impazzano in tante comiche del muto americano, come in quelle di Stanllio e Ollio). Il fordismo richiamò l’attenzione di teorici e di ideologi (a cominciare da Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere), ma anche di giornalisti e di scrittori. Valga per tutti Emilio Cecchi, che nel suo libro-reportage America amara (Sansoni, 1940) annota tra l’altro: “Non mi passa affatto pel capo che, a un operaio della Ford e consimili fabbriche, si chiegga di esplicare quel minimo talento creativo che sarà stato appannaggio anche del più rozzo ed ottuso garzone in una bottega del Rinascimento. E, tuttavia, la qualità del lavoro non appare talmente squallida e frantumata. Piuttosto che ai geometrici ed allucinativi automatismi di Clair e di Chaplin, si pensa alla ferratura e bardatura di un cavallo”. Come gag non è male.